Skygolpe è una figura di spicco nel mondo dell’arte digitale, la cui carriera è stata caratterizzata da una significativa fusione tra l’arte fisica e quella digitale, uno dei principali focus della sua ricerca. I suoi lavori iconici senza volto hanno consolidato la sua posizione tra i primi 100 artisti digitali, generando milioni di euro in vendite e garantendogli una presenza globale in gallerie e istituzioni di prestigio. Recentemente, la sua ultima opera fisica della serie ‘Paint on Pixel’, denominata ‘PX8371S’, è stata venduta per 129mila dollari durante la ’21st Century Day Sale’ di Christie’s a Hong Kong il 29 maggio 2024. Questo risultato rappresenta non solo un traguardo personale, ma anche un’indicazione del crescente valore e della rilevanza dell’ecosistema digitale nel mercato dell’arte contemporanea.Nell’intervista qui sotto Skygolpe ci racconta la sua ricerca, il rapporto con il mercato e i progetti per il futuro, tra cui la partecipazione a WUF Basel 2024 l’11 e 12 giugno.
In questo momento stai scalando le vette del mercato dell’arte internazionale con grande rapidità. Qual è stato fino ad oggi il tuo percorso di ricerca artistica? Quali sono stati i momenti più determinanti?
Skygolpe: «Il mio percorso artistico è iniziato con l’arte di strada a Londra nel 2008, un’esperienza cruciale che ha profondamente influenzato il mio sviluppo come artista. Durante quel periodo, ho collaborato con artisti come Stik, assorbendo l’energia e l’impatto del contesto urbano. Tornato in Italia nel 2011, ho iniziato a dedicarmi a lavori in studio, esplorando vari medium quali fotografia, pittura, installazioni e arte digitale. È stata proprio quest’ultima, con l’introduzione degli NFT, a rappresentare un punto di svolta significativo nella mia carriera nel 2020. L’incontro con questo nuovo mercato ha avuto un impatto immediato e dirompente. In breve tempo, le mie opere sono state collezionate dai maggiori collezionisti del settore e ho iniziato a viaggiare in tutto il mondo, esponendo il mio lavoro».
A livello tematico le tue opere indagano la natura umana. Come è nata questa scelta?
«La mia inclinazione a esplorare la natura umana è profondamente radicata nella mia fascinazione per la filosofia e la psicologia. Sono particolarmente interessato a come la tecnologia e le esperienze virtuali stiano trasformando la percezione e la psiche umana. In tutti i miei lavori cerco una tensione che può esistere solo all’interno della collisione di opposti. Fragilità e potere, significato e percezione. Queste contraddizioni mi attraggono proprio perché sono intrinsecamente umane. Spesso, sono gli agenti esogeni a modellare il nostro comportamento e, di conseguenza, la nostra identità».
Che rapporto hai con il mercato?
«Il mio rapporto con il mercato dell’arte è ormai costante, ma si è sempre manifestato in maniera naturale. Il mercato, soprattutto nel contesto contemporaneo, può considerarsi a tutti gli effetti un esercizio critico per l’artista, una dimensione percepibile e adiacente, una materia di studio complementare, ormai così decodificata da diventare a sua volta un potenziale medium. Proprio con l’arrivo degli NFT, abbiamo assistito a diverse novità in tal senso; basti pensare che un’opera che viene “tokenizzata” all’interno della blockchain è automaticamente autenticata e immessa nel mercato. Infatti, qualsiasi collezionista può risalire e fare un’offerta. Questa inevitabile esposizione al mercato solleva questioni fondamentali sull’autonomia dell’artista e sulle strategie di posizionamento. La digitalizzazione dell’arte tramite gli NFT non solo garantisce l’autenticità delle opere, ma cambia anche le dinamiche di accesso e controllo. Di conseguenza, gli artisti sono chiamati a riflettere non solo sull’arte in sé, ma anche su come navigare queste nuove realtà del mercato in modo che amplifichino il loro messaggio piuttosto che diluirlo».
Nel 2022 hai proposto la collezione “Paint on Pixel”, dove opere fisiche sono strettamente connesse alla sfera digitale. Ce ne puoi parlare?
«Queste opere riflettono la frenesia e l’iperstimolazione del mondo digitale. Gli elementi materici e pittorici si fondono con la base stampata dei quadri, creando una dimensione quasi sospesa che serve da collegamento tra il mondo fisico e quello virtuale. Questo legame si esprime attraverso un dialogo visivo in cui texture e colori si combinano per generare un’esperienza estetica ibrida. Le opere fungono da ponte tra il reale e l’immaginario, invitando lo spettatore a riflettere sulla natura della percezione e dell’identità nell’era digitale. Questa collezione ha fatto il suo debutto presso Christie’s a New York nel 2022, dove, per la prima volta in un contesto così prestigioso, un’opera fisica è stata venduta attraverso l’asta del suo certificato digitale.Recentemente una seconda opera della collezione è stata presentata presso la 21st Century Day Sale, di Christie’s a Hong Kong, segnando una nuovo record in asta».
Una curiosità: a che cosa fa riferimento il nome Skygolpe?
«Come menzionato precedentemente, il contrasto e la contraddizione sono concetti cardine della mia esplorazione artistica. Il nome Skygolpe è una fusione tra la parola “Sky”, cielo, che simboleggia una dimensione infinita e spirituale, e la parola “Golpe”, che rappresenta il potere e la fragilità umana. Inoltre, fin dall’inizio, mi è piaciuta molto la fonetica della parola».
Quali sono i tuoi progetti espositivi e non per il futuro?
«A strettissimo giro parteciperò a WUF che si terrà a Basilea. Attualmente sto lavorando anche a nuove attivazioni per la serie “Paint on Pixel” e ultimando la mia prossima serie di lavori “Lost Signals”. Senza accennare troppo, si tratterà di un progetto ispirato alle energie e alle frequenze invisibili che permeano la nostra esistenza. Segnali nascosti, simili alle sottili connessioni tra le menti umane che influenzano e modellano il nostro subconscio in modi profondi. Ho recentemente avuto il piacere di esporre una preview della collezione a Times Square a New York durante l’evento di NFT.NYC».